Esiste un villaggio di nome Eibenthal, in Romania, quasi al confine con la Serbia, arroccato sulle montagne Banatului, dove non ci sono ladri e quindi furti, dove non esiste una stazione di polizia e dove la gente appende i soldi “al chiodo” senza paura di essere derubata. Questa comunità, di circa 250 abitanti, vive in quella che viene definita “la città senza furti” perché qui, da quasi 20 anni, nessuno ha mai riferito di aver subito ruberie. Nella località affacciata sul Danubio il tasso di criminalità è quasi nullo. I residenti che vivono in questo angolo di quiete e tranquillità sono persone molto pacifiche, quasi tutte anziane.
L’unica bottega del villaggio ha chiuso i battenti nel 1996 e così si è diffusa l’usanza di prendere un sacchetto e di lasciarci dentro un bigliettino con la quantità di pane richiesta e i soldi per l’acquisto. Il sacchetto viene poi appeso fuori casa al mattino, attaccato in un palo della luce. La sera, quando gli abitanti del villaggio tornano dai campi, trovano il pane nel sacco con l’eventuale resto. Poiché è una località isolata e la strada per raggiungerla è tortuosa, la fornitura del pane arriva solo tre volte alla settimana da un’altra località che dista 20 chilometri: il comune di Sviniţa. Se si arriva a Eibenthal nei giorni di distribuzione del pane, ovvero martedì, giovedì e sabato, è impossibile non notare le borse appese ai pali elettrici.
Questo è l’unico metodo diffuso per l’approvvigionamento del pane, come conferma il fattorino Iovan Giurşa, che distribuisce il cibo da 5 anni: “Lo facciamo perché in quest’area non ci sono altri negozi. Posso dire che questa usanza è diventata una tradizione. Prendiamo il sacchetto, controlliamo i soldi, leggiamo la nota, dopodiché mettiamo il pane. Non è mai successo che qualcuno lo abbia rubato o abbia preso i soldi dalla sacca”.
Mentre Victor Doscocil, il sindaco del comune di Dubova formato anche dal villaggio di Eibenthal, nel distretto di Mehedinți, racconta: “Hanno trovato questo metodo per appendere le reti ai pali a causa del fatto che la macchina del pane arriva quando gli abitanti del villaggio non sono in casa – dice -. Non si sono mai lamentati di qualche furto avvenuto. Ci conosciamo tutti e ci vogliamo bene – continua -. Se qualcuno ha bisogno di qualcosa basta chiedere, non c’è bisogno di rubare”.
Il prete del villaggio, Vaclav Masek, racconta che il garage della sua casa è sempre aperto e non è mai stato visitato dai ladri: “Nulla mi è stato rubato. Eibenthal è un villaggio molto civile. Da 13 anni, da quando sono prete qui, non ho sentito la notizia di un furto”.
I locali parlano con orgoglio del loro villaggio, dove l’intervento della polizia non è mai stato necessario. “Siamo persone tranquille, siamo sicuri l’uno dell’altro e lasciamo i sacchetti con i soldi senza preoccupazioni. Troviamo il resto del denaro nella sacca e siamo molto soddisfatti. Se siamo nei campi, chiediamo a un vicino di prendere il sacco in modo che il pane non si indurisca”, spiega una donna del posto. La stessa usanza è diffusa a Baia Nouă, un villaggio vicino dove vivono diverse decine di famiglie. La maggior parte degli abitanti dei due villaggi, adesso in pensione, lavorava nella miniera di carbone di Baia Nouă.
Eibenthal è principalmente popolata da cittadini di nazionalità ceca e fu fondata nel 1827, appunto durante la seconda ondata di colonizzazione ceca, che mirava a colonizzare l’area di confine dell’Impero austro-ungarico, soprattutto per ragioni militari. Le principali occupazioni degli abitanti della zona erano il disboscamento e le estrazioni in miniera. Queste due attività furono le principali fonti di reddito per gli abitanti di Eibenthal. Tuttavia il villaggio ha registrato un forte declino a causa di condizioni economiche sfavorevoli dovute alla Rivoluzione romena del 1989 e alla migrazione dei giovani verso le città e la Repubblica Ceca e, di conseguenza, si è registrato un rapido invecchiamento della popolazione. Se nel 1934 vivevano qui circa 600 persone, nel 2000 c’erano circa 302 abitanti.
“Lascio il sacchetto lì e vado a lavorare nei campi, quando torno la sera trovo il pane e il resto dovuto. Sono arrivata in questo villaggio durante la guerra e ci sono rimasta. I miei nipoti mi incoraggiano a trasferirmi in un posto meno isolato ma a me piace stare qui” dice Stefan Benedict. “Quando le persone del nostro villaggio vanno a lavorare nella Repubblica Ceca vengono chiamati zingari rumeni, mentre quando qualcuno si arrabbia qui in Romania, ci chiama zingari cechi. È come se noi non appartenessimo a nessuno”, continua.
Nel 2006 un incidente alla miniera di Baia Nouă, che uccise due persone, cambiò il destino di coloro che rimasero in queste terre. Se fino ad allora l’attività economica principale era l’estrazione del carbone, ora le persone sono impegnate solo in agricoltura. Dopo il 1995, il governo ceco ha supportato il villaggio di Eibenthal attraverso una serie di iniziative a beneficio della comunità locale: è stata aperta una scuola intitolata ad Alois Jrasek, un autore classico della letteratura ceca che ha scritto sui villaggi nella gola del Danubio, la strada per accedere al villaggio è stata resa percorribile e ed è stato inaugurato un centralino telefonico digitale.
Piccoli passi per una comunità che resiste al tempo e ai cambiamenti grazie alla fiducia reciproca tra gli abitanti e un radicato attaccamento alle tradizioni.
(Fonti: adevarul.ro – notizie.delmondo.info – greenme.it – euronews.com – Youtube)