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This article was written on 07 Apr 2014, and is filled under Senza categoria.

INDIA: COME NACQUE IL MOVIMENTO FEMMINILE

In India non esiste un movimento femminile ma esistono, piuttosto, diversi movimenti, campagne e proteste portati avanti da gruppi di donne per il riconoscimento dei loro diritti. Alcune volte si parla del “movimento” come somma di tutte le proteste. Tutte, a loro modo, partecipano al processo di cambiamento nel modo di pensare e vedere la condizione femminile: la consapevolezza dei problemi delle donne e i diritti loro spettanti.
La nascita del movimento femminista contemporaneo viene solitamente fatta risalire alla fine degli anni Settanta e Ottanta del XX secolo, anni in cui le donne erano particolarmente attive in proteste contro lo Stato indiano. Si assistette, infatti, alla maturazione del movimento per le donne, con la formazione in città e villaggi di gruppi che si occupavano di questioni di interesse locale, in cui donne di ogni estrazione sociale e religiosa parlavano e agivano pubblicamente. Tra questi nuovi gruppi i più interessanti furono senz’altro Shahada (Testimonianza) in Maharashtra, SEWA (Self Employment Women Association) in Gujarat e POW (Progressive Organization of Women) in Andhra Pradesh.
Shahadanacque come movimento di lavoratrici agricole contro le oppressioni perpetrate dai proprietari terrieri nei confronti delle popolazioni tribali. Presto il gruppo iniziò ad occuparsi degli stupri subiti dalle donne da parte dei proprietari terrieri, dei datori di lavoro, della polizia, e delle violenze legate al consumo di alcolici. Il movimento Shahadapassò rapidamente da un attacco contro qualunque uomo osasse picchiare la moglie alla protesta contro la vendita e il consumo di alcolici, da una protesta indiretta, quindi, contro la violenza in famiglia a una diretta, rendendo pubbliche questioni da sempre considerate problemi privati. Un esempio significativo a questo proposito è il Movimento anti-Arrackdel 1991. L’Arrack è un whisky adulterato, preparato in campagna, che, se da una parte ha fatto la fortuna dei produttori e rivenditori, dall’altra ha rappresentato la disperazione delle donne che vedevano i mariti rincasare ubriachi, senza un soldo, pronti a picchiarle e violentarle. Questa attività illecita è andata avanti fino al giorno in cui le donne dei vari villaggi hanno deciso di ribellarsi e di organizzarsi attivamente per bloccare la produzione e la vendita dell’Arrack: a turno effettuavano delle spedizioni punitive costituite da gruppi formati da trenta, quaranta donne che si presentavano ai rivenditori minacciandoli e saccheggiandoli. Le altre, rimaste nei campi, si dividevano la paga, badavano ai figli, cucinavano. Erano circa ventimila e la sommossa è andata avanti per più di dieci mesi, poi la loro protesta si è rivolta contro i funzionari locali che distribuivano le licenze, il governo, fino ad arrivare al primo ministro dello Stato, usando, come arma di ricatto, la scheda elettorale: il governo ha così vietato la produzione e la vendita dell’Arrack.
Mentre in Maharashtra Shahada esprimeva sentimenti antipatriarcali, in Gujarat si assistette alla nascita del primo sindacato di donne, l’Associazione delle donne lavoratrici (SEWA). Formata nel 1972 per merito di Ela Bhatt, la SEWA rappresenta donne lavoratrici di molteplici settori dell’economia ma con comunanza di esperienze di bassi salari e pessime condizioni di lavoro. Suo obiettivo è il miglioramento dello stato lavorativo di queste donne attraverso formazione, aiuti tecnici e contrattazioni collettive, nonché quello di introdurre i membri ai valori dell’onestà, della dignità e della semplicità degli obiettivi della vita, riflettendo i valori gandhiani cui si rifacevano le leader di SEWA.
In Andhra Pradesh nel 1974 si formò a Hyderabad il primo gruppo femminista indiano contemporaneo, il Progressive Organization of Women (POW), che poneva l’accento sull’oppressione sessuale e sulla necessità di mobilitare le donne contro questa situazione di stallo. Il POW tentò un’analisi complessiva della situazione attraverso la redazione di un vero e proprio Manifesto che si proponeva di fornire le indicazioni sul femminismo a venire, creando una connessione tra femminismo e idea di uguaglianza. La causa abbracciata dal movimento puntava, infatti, al raggiungimento dell’uguaglianza tra uomini e donne come dichiarato nella Costituzione indiana.
Il 1975 fu considerato come International Women’s Year poiché vide un improvviso sviluppo di movimenti femministi e la celebrazione per la prima volta in India dell’8 marzo come giorno internazionale della donna. Le cause dell’esplosione di proteste sono riconducibili per lo più a due fattori: da un lato la dichiarazione del 1975 come anno internazionale della donna da parte delle Nazioni Unite, dall’altro il crescente interesse verso i problemi delle donne avviatosi negli anni precedenti. Proprio nel 1975 si costituì il Mahila Samta Sainik Dal, MSSD, gruppo formato da donne appartenenti ai dalit (intoccabili). Il nuovo movimento vedeva nella religione il più forte agente d’oppressione contro le donne dalit e il sistema delle caste come principale fonte d’ineguaglianza. Sia il POW sia il MSSD sottolineavano nei loro manifesti l’oppressione sessuale delle donne come nessun gruppo aveva mai fatto prima: da un lato il POW sosteneva che tutte le forme di dominazione maschile derivano dalla dipendenza economica e che gli stereotipi sessuali non si basano su diversità biologiche ma sono conseguenza della divisione del lavoro, dall’altro il MSSD sosteneva invece che è il desiderio sessuale degli uomini ad aver sottomesso le donne e che tale oppressione è dovuta alle capacità riproduttive femminili. Nel giugno del 1975 il primo ministro Indira Gandhi fece ricorso ai poteri straordinari previsti dalla Costituzione e fece proclamare lo “stato di emergenza”. La nuova situazione politica frenò lo sviluppo dei movimenti femministi, migliaia di attiviste vennero arrestate e molte di coloro che rimasero in libertà iniziarono a lottare per il riconoscimento e il rispetto dei diritti civili.
 

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