In Germania, dal primo gennaio scorso, è entrato in vigore il salario minimo di 8,50 euro l’ora. La proposta è arrivata dalla ministra socialdemocratica del lavoro Andrea Nahles che ha definito la legge “una conquista storica”. Molte aziende, però, hanno già escogitato vari trucchi per aggirare il provvedimento legislativo. Ancora, inoltre, non è ben chiaro quali siano le categorie lavorative cui spetta il salario minimo. Intanto alcune imprese si rifiutano di rispettare la legge perché non vogliono e non possono aumentare i compensi.
In tutta la Germania si ricorre a stratagemmi. Ad esempio, i distributori dei giornali, per il momento, devono pagare solo il 75% del salario minimo ma, come riferiscono molti corrieri, cercano di sottrarsi anche a questo obbligo. Un distributore della città di Siegen, nel land Renania settentrionale – Vestfalia, che dà lavoro a circa duemila persone, vuole sostituire i suoi corrieri con dipendenti più giovani perché per i minori di 18 anni il salario minimo non è obbligatorio. E siccome i minorenni non possono lavorare di domenica, il distributore di giornali ha, addirittura, cambiato il giorno di uscita di un settimanale di annunci economici.
La principale scappatoia che permette alle aziende di sottrarsi, legalmente o illegalmente, all’obbligo del salario minimo è agire sull’orario di lavoro. Inoltre, molte imprese distinguono tra “lavoro reale e reperibilità”. Un’azienda di Amburgo che organizza eventi ha presentato un nuovo contratto ai suoi dipendenti dal quale si evince che “se un lavoratore non svolge nessuna attività (reale) per più di 15 minuti quel periodo è considerato di reperibilità”. Nel documento si legge che, per alcuni tipi di impiego, il 40% del tempo è considerato di reperibilità in modo forfettario e, quindi, viene retribuito con un salario dimezzato. E’ legale? La legge sul salario minimo non affronta la questione reperibilità.
Molte aziende hanno anche pensato di pagare i dipendenti con i propri prodotti. Come il cinema Cinecittà di Norimberga, che ha proposto di retribuire i suoi lavoratori con buoni per l’ingresso in sala o con prodotti in vendita al bar. Popcorn al posto dei soldi, insomma. Il ministero del lavoro tedesco giudica illegale la pratica: il salario minimo è concepito solo come una retribuzione in denaro e non può essere sostituito diversamente. Se i dipendenti sono raggirati, lo Stato può intervenire multando i datori di lavoro.
La ministra Nahles, grazie alla nuova legge, aveva promesso a 3,7 milioni di lavoratori “sogni tranquilli”, con la prospettiva di arrivare con serenità alla fine del mese.
I lavoratori mal pagati, a quanto pare, dovranno aspettare ancora un po’ per l’incremento dello stipendio senza sotterfugi o raggiri. D’altronde, fatta la legge… trovato l’inganno.
(Fonti: Internazionale – ilsole24ore.com – Euronews – Youtube)
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